La storia
ALLA FINE DEGLI ANNI ‘60 ANGELO DUBINI E LA MOGLIE MARIA LOCATELLI ACQUISTANO IL “PODERE PALAZZONE” DI ROCCA RIPESENA.
individuato da Monaldo Monaldeschi della Cervara, storico di nobile famiglia orvietana, con quello fatto costruire nel 1299 dal Cardinale Teodorico, in occasione del primo Giubileo, come ospitalis per pellegrini.
Su terreni di origine sedimentaria e argillosa, con una vista emozionante sulla rupe di Orvieto, impiantano 24 ettari di vigneto per produrre vini di grande complessità e carattere.
A partire dagli anni ’80, sotto la guida aziendale del figlio Giovanni, Palazzone inizia un percorso fatto di piccole vinificazioni e imbottigliamenti, esperienze necessarie per arrivare nel 1988 alla costruzione della cantina. Nasce così una delle realtà più significative di tutta l’Umbria, giunta con il nipote Pietro alla terza generazione.
Oggi dopo un restauro rispettoso della sua nobile architettura, il “Palazzone” è un boutique hotel con eleganti suites.
La filosofia
L’azienda ha scelto per noi.
Ci ha investito di una responsabilità, con la sua bellezza forte e le eccezionali potenzialità di cui è dotata. Ci ha convinto che l’Orvieto era una scommessa da vincere, una carta da giocare in totale controtendenza con il mercato e con la moda. La vocazione del luogo, la storia della città e del suo territorio sono gli aspetti che hanno dato solidità alle nostre scelte.
La famiglia tiene unito il nostro lavoro, non una semplice suddivisione di compiti, ma un comune sentire, innamorati come siamo di quello che ogni giornata passata qui ci regala. Sappiamo che vivere e lavorare al Palazzone è un privilegio, e questa sensazione diventa certezza proprio quando le cose si fanno difficili. Rispettiamo la tradizione del vino Orvieto nella composizione dell’uvaggio lasciando che Grechetto, più immediato e fragrante, e Procanico, più serio e minerale, affermino la loro personalità. Amiamo l’idea che possa nascere il profilo di un bianco dell’Italia centrale: leggiadro ma incisivo, mediterraneo e al tempo stesso dotato di una fibra serrata.
Siamo orgogliosi di fare un bianco dal prezzo incoraggiante, vogliamo invitare le persone a godersi un vino affidabile che “sente” la differenza tra le vendemmie.
La nostra concezione del vino è intimamente legata al vigneto, solo da lì possono uscire le vere soddisfazioni, quelle che restano. I vitigni dell’Orvieto non hanno l’espressività solare di alcune uve “facili” e così anche i loro margini di miglioramento non sono così immediati, per questo il lavoro nel vigneto si affida alla continuità più che a scelte miracolose. La nostra è una vera e propria rieducazione qualitativa.
E’ tutto cominciato con l’assaggio di alcuni vini fatti in modo artigianale quando l’azienda serviva solo a fare il vino per la casa. Ci ha colpito l’integrità di alcuni bianchi che pur fatti in modo rudimentale avevano raggiunto con disinvoltura i dieci anni. Nello stesso modo abbiamo progettato i primi vini dolci, da impressioni fugaci, fulminanti, donate da qualche bottiglia contadina.
La fermentazione e la scelta di porli in commercio dopo una congrua maturazione in cantina – non sono mai fuori prima della primavera inoltrata – è legata alla complessità di cui l’Orvieto è capace con il passare dei mesi. Si trasforma sotto i nostri occhi, lascia andare la sua facilità giovanile e assume una fisionomia più articolata, si lascia scoprire senza concedersi tutto in una volta, si lascia ricordare con piccole emozioni e senza strafare.
Abbiamo anche noi voluto provare la tentazione di un rosso “importante”, è nato dunque l’Armaleo, che rimarrà di certo una esperienza bellissima e preziosa, dalla quale abbiamo però imparato che per rimanere attaccati al nostro territorio sono le uve autoctone l’obiettivo primario.
Per questo investiremo le nostre energie sul Sangiovese, pur sapendo che il cammino sarà impegnativo come lo è dedicarsi all’Orvieto. Ma stare al Palazzone vuol dire affrontare sfide difficili, ci sembra l’unico modo per ricompensare il posto che ci ha scelto.
Il territorio
Chiunque viene da un luogo diverso da questo non può non subire il fascino unico, singolare della immagine di un paesaggio che porta ancora intatti i segni della sua origine architettonica.
L’atollo di tufo che domina il paesaggio di Rocca Ripesena è la testimonianza di un tumulto tettonico ed è in stretta armonia e somiglianza con l’incredibile piattaforma tufacea che contiene la città di Orvieto, entrambi legati in un gigantesco fenomeno creativo.
I fatti di tale dinamica vitalità sono ancora espressi da molteplici segni che il sottosuolo di questo magico luogo ci manda riconducendoci fisicamente alla più radicale immagine della creazione e dei suoi elementi: fuoco e acqua, architetti indissolubili del nostro creato.
Anche la vegetazione che ha rivestito e decorato le primitive strutture è l’espressione di un armonico accordo con tale potenza vitale: gigantesche querce e poderosi castagni sono le sculture di un immenso “museo” naturale.
Sulle colline dolcemente arrotondate solo le vigne esprimono i segni della storia contemporanea e della operosità dell’uomo che vive questi luoghi; appaiono come coltri che coprono la schiena di animali preistorici accovacciati.
L’uva dorata e profumata e il vino che ne deriva sono il premio al compimento di un grandioso processo e di un secolare complicato fenomeno che è quello della vita.
Le vigne
Descrivere in poche parole le nostre vigne non è facile nemmeno per noi che le conosciamo metro per metro, pianta per pianta e che le percorriamo per decine di chilometri l’anno
Dovremmo potervi accompagnare, mostrandovi come cambia il terreno passo dopo passo, come reagiscono e crescono le viti. Soltanto un puzzle è l’immagine adeguata a rendere l’idea dei nostri vigneti: aree piccole, anche piccolissime, con caratteristiche diverse e precise che solo l’esperienza di molti anni e di molte vendemmie permette di riconoscere e valorizzare.
Al Palazzone siamo circondati dalle viti. Piantate sul versante della collina tra la Rocca Ripesena e il Romitorio a due passi da Orvieto, tra i 210 e 340 mt. s.l.m., esposte a seconda delle pendenze ad E o E-NE.
La natura delle rocce di questi luoghi è costituita da argille, limi e livelli sabbiosi; 2,5 milioni di anni fa qui c’era un fondale marino su cui si sono accumulati i sedimenti più fini trasportati da antichi fiumi che solcavano quelle che allora erano le poche zone emerse.
24 ettari vitati in collina, in una cornice paesaggistica di rara bellezza, coltivati con le uve tradizionali dell’Orvieto: Procanico e Grechetto principalmente, poi Verdello e Malvasia a completare l’uvaggio. Ma anche vitigni internazionali Sauvignon per la Muffa Nobile e Viognier tra i primi a coltivarlo in Italia. E a completamento dei vini prodotti Sangiovese e Cabernet Sauvignon per i rossi.
Esperienze e rinnovamento sono in atto al Palazzone perchè, e di questo siamo certi, i grandi vini si fanno anzitutto nella vigna.